Meno 25% di sprechi alimentari, ma la strada è ancora lunga

Risparmiati un miliardo e mezzo di euro. “Vogliamo che la riduzione dello spreco raddoppi e diventi del 50%”, ha detto il ministro Sergio Costa alla Giornata contro lo spreco alimentare. Bisogna promuovere un cambiamento culturale.  

 

La prevenzione degli sprechi a livello domestico gioca un ruolo fondamentale nella protezione dell’ambiente ed è strettamente legata al valore della produzione agricola, ai sistemi di coltivazione a basso impatto ambientale e rispettosi della biodiversità e, non ultima, alla salute dell’uomo. Per questo “cibo e salute: prevenzione dello spreco alimentare, salute dell’uomo e dell’ambiente” è stato il tema dell’evento di presentazione della settima Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, tenutosi il 5 febbraio, con il patrocinio dei ministeri dell’Ambiente, della Salute e degli Affari esteri, presso la Fondazione Enpam di Roma promossa e moderata da Andrea Segrè, fondatore di Last Minute Market e della campagna pubblica di sensibilizzazione “Spreco zero”. 

 

Sempre più italiani sono attenti ai temi che riguardano i costi ambientali ed economici legati allo spreco del cibo e per la prima volta negli ultimi 10 anni, secondo i dati dell’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market/Swg, c’è stato un calo di circa il 25% sullo spreco alimentare domestico. Inoltre, il 66% degli italiani ritiene che ci sia una connessione precisa tra spreco alimentare, salute dell’ambiente e dell’uomo e al momento di acquistare il cibo l’attenzione agli aspetti relativi all’impatto sulla salute sono determinanti per un italiano su sei, il 36%.“Sono risultati importanti”, ha detto Andrea Segrè, “anche se molto resta da fare: lo spreco del cibo resta saldamente in testa alla nefasta ‘hit’ degli sprechi per il 74% degli italiani. Seguono lo spreco idrico (52%), gli sprechi nella mobilità (25%), di energia elettrica (24%) e in generale legati ai propri soldi (16%)”.

 

Per via del forte legame tra spreco e salute dell’uomo e dell’ambiente, la prevenzione dello spreco di cibo, hanno sottolineato i relatori, richiede un impegno collettivo, che in maniera interconnessa coinvolga attori eterogenei. “Ormai vi è sensibilità diffusa che lo spreco degli alimenti significa anche spreco di salute e ambiente, ma anche delle opportunità di un futuro migliore per i giovani”. Con questa riflessione Alberto Oliveti, presidente fondazione Enpam, ha aperto il convegno lasciando spazio ai primi interventi istituzionali.

 

“800 milioni di cittadini al mondo non riescono a mangiare e 600 milioni mangiano poco. 1,3 miliardi di tonnellate di cibo all’anno viene sprecato nel mondo”, spiega il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, “Lo spreco alimentare è anche un problema ambientale, perché produce lo sperpero di materie prime, energia, risorse. Il ministero dell’Ambiente crede molto in questo impegno, tanto che dal primo gennaio ho creato la prima Direzione generale dell’economia circolare che si occuperà chiaramente anche di spreco. Vogliamo che quel 25% della riduzione dello spreco, attestato quest'anno (secondo i dati dell'Osservatorio Waste Watcher, ndr), raddoppi e diventi il 50%. Noi ci stiamo provando a partire dalla formazione ambientale sullo spreco anche alimentare, che da settembre coinvolgerà tutte le scuole d’Italia".

 

L’Italia rappresenta un esempio virtuoso con la Legge 166/2016 che regolamenta lo spreco alimentare e farmaceutico. Maria Chiara Gadda, la sua promotrice, interviene sottolineando: “Quando si parla di spreco alimentare ci vengono in mente i dati negativi ma a distanza di quattro anni dobbiamo essere orgogliosi di quello che è il nostro Paese dal punto di vista legislativo. La legge 166 è la prima sull’economia circolare, un embrione che mette insieme la sostenibilità economica, ambientale e la sostenibilità sociale che mette al centro i bisogni delle persone connettendo mondi differenti”. 

 

Anche Vincenza Lomonaco, ambasciatore presso la Rappresentanza Permanente d'Italia alle Nazioni unite a Roma, ha confermato l’impegno dell’Italia su questo fronte, con una azione specifica finalizzata alla promozione della dieta mediterranea, esempio unico al mondo e patrimonio Unesco 2010. “Dobbiamo essere orgogliosi perché l’Italia è sede del terzo polo mondiale delle Nazioni Unite sui temi di alimentazione, nutrizione e agricoltura e sta facendo un lavoro straordinario che dovremmo valorizzare di fronte alle sfide internazionali che l’Agenda 2030 ci pone”.



Lo spreco alimentare è una questione etica, sociale, economica e ambientale che va affrontata con progetti di networking concreti. A ribadirlo è Roberto Morassut, sottosegretario al ministero dell’Ambiente: “Per raggiungere gli Obiettivi dell’Agenda 2030, in particolare il 12 e il 13, dobbiamo puntare al coinvolgimento di tutta la collettività, dagli enti pubblici alle imprese e alle scuole”.

 

Servono quindi azioni congiunte sul territorio e maggiore informazione su questi temi. Luca Falasconi, curatore dei progetti Reduce e 60 Sei Zero promossi dal ministero dell’Ambiente e dall’Università di Bologna -Distal con la campagna Spreco Zero, dichiara che “attraverso questa indagine su 400 famiglie abbiamo notato che se la percezione degli italiani era di sprecare 50g di cibo al giorno, nei bidoni sono stati trovati 100g per ciascun membro. Questo mette in evidenza che questa inversione di tendenza ci apre la porta di dover riproporre questa indagine per capire se questa percezione si traduce in un calo di spreco dei rifiuti e attivare maggiori attività di sensibilizzazione”. Maurizio Pessato, presidente Swg, continua: “È stato realizzato un kit educativo lanciato lo scorso anno in 35mila scuole primarie italiane perché crediamo che l’educazione deve partire dalle nuove generazioni attraverso le quali si può arrivare anche alle famiglie”.

 

“Diminuisce lo spreco in famiglia e aumenta il recupero delle eccedenze”, spiega Lidia Borzì, presidente Acli provinciali di Roma. “Abbiamo cinque vantaggi: ambientale, fiscale, sociale, educativo e di salute. Recuperare cibo è un’occasione da non sprecare per costruire una rete solidale accogliente per tutti”.

 

È importante che tutti i soggetti coinvolti in questo percorso non siano soli ma costituiscano una rete attiva. Tante le buone pratiche sul territorio tra cui l’esperienza di economia circolare di Federcasse - Bcc Credito Cooperativo, rappresentata da Claudia Benetti, che restituisce il 95% degli investimenti dei clienti in progetti sul territorio, creando opportunità e guadagno; oppure come l’esempio di Camst Group, azienda di ristorazione anche scolastica con progetti di educazione alla riduzione degli sprechi nelle scuole.

 

Infine, Sandra Zampa, sottosegretario al Ministero della Salute, ha sottolineato: “Bisogna creare un’alleanza tra le istituzioni, le associazioni e i cittadini, dove ognuno faccia la propria parte”, e aggiunge: “I passi che ci restano da fare riguardano l’educazione dei giovani, che sono la forza più potente all’interno delle famiglie. C’è ancora molta strada da fare ma il ministero della Salute sta investendo in questo senso”.

 

A concludere l’evento l’aperitivo #sprecozero con degustazione dei piatti cucinati dagli studenti dell’Istituto Alberghiero Vincenzo Gioberti di Roma: ricette d’autore che utilizzano ingredienti di recupero e dalle eccedenze della grande distribuzione.